venerdì 23 gennaio 2009

Federico



Ha uno sguardo tenero il topo Federico che ci guarda dalla copertina. Un mezzo sorriso, gli occhi socchiusi, un lungo papavero tra le zampe. Sbuca da dietro due sassi, quasi a scusarsi d'esser lì.

E' un topo all'apparenza sfaticato, che, mentre i compagni lavorano e accumulano provviste per l'inverno, se ne sta in disparte con lo sguardo lontano e assorto.

Ma quando gli altri lo rimprovereranno per la sua inadeguatezza, spiegherà molto semplicemente che sta raccogliendo i raggi del sole, i colori e le parole per un inverno freddo, grigio, e in cui si resterà senza nulla da dirsi.

Un inno alla poesia, in un mondo dominato dal fare.

Come incomincia:

"Lungo il prato, dove un tempo pascolavano le mucche, c'era un vecchio muro.

Fra le pietre del muro, vicino al granaio, cinque allegri topi di campagna avevano costruito la loro casa.

Ma quando i contadini avevano abbandonato la fattoria, il granaio era rimasto vuoto. L'inverno si avvicinava e i topolini dovettero pensare alle scorte. Giorno e notte si davano da fare a raccogliere grano e noci, fieno e bacche. Lavoravano tutti. Tutti tranne Federico."

LIONNI L., Federico, Babalibri

domenica 4 gennaio 2009

Buon anno con... Il mostro peloso




Mi piace cominciare l'anno nuovo con l'immagine di un libro vecchio, usurato, che porta nella copertina, e nelle pagine, i segni del tempo. Mi piace pensare che sia come me, come noi, che ci portiamo addosso ogni segno, ogni ferita, ogni felicità, sulla pelle, negli occhi, nel cuore.

Il mostro peloso è IL LIBRO dell'infanzia di mio figlio, oggi diciottenne. A quattro anni lo sapeva a memoria, e mentre io sfogliavo le pagine, lui lo raccontava.

E' un libro speciale: intanto perchè privo di grandi insegnamenti. Non sono affatto dell'idea che i libri, e soprattutto i libri per ragazzi, debbano necessariamente essere educativi. Appartengo alla scuola di Roald Dahl: il piacere della lettura sitrasmette anche attraverso l'irriverenza, un po' di sana trasgressione, un occhio critico e lucido nei confronti di quel mondo adulto che circonda, e talvolta soffoca, i bambini.

Il mostro peloso è tutto questo: potere ai piccoli! Il re adulto fa una ben misera figura, al cospetto di questo mostro ripugnante, e scambia la sua libertà con la prigionia di un altro. E quest'altro sarà proprio sua figlia, la piccola Lucilla, per nulla intimorita dalla bruttezza e dalla malvagità del mostro. Le sue rime la renderanno libera (potere della parola), e renderanno libero lo stesso mostro.

Come incomincia:

“Nel bel mezzo di una foresta fitta fitta, in una caverna umida e buia, viveva un mostro peloso. Era assolutamente ripugnante: la sua testa era enorme, e da essa uscivano direttamente due piedini piccolissimi. Per questo motivi non riusciva quasi a camminare, e se ne stava sempre nella sua caverna.”

BICHONNIER H. – PEF, Il mostro peloso, Ed. E.Elle